sabato 10 marzo 2012

In Basilicata il giacimento energetico potenziale è ENORME

In Basilicata il giacimento energetico potenziale è ENORME



Qualche mese fa un giovane ricercatore lucano, Rocco Langone, ha scritto al presidente De Filippo “suggerendo” di attivare un progetto di ricerca finalizzato a valorizzare i pozzi di esplorazione e/o di coltivazione petrolifera esauriti per arrivare a produrre energia elettrica dal calore presente al loro interno.
Ecco parte del suo ragionamento. “Nella nostra Basilicata il giacimento energetico potenziale è enorme, non solo per la presenza dei giacimenti petroliferi ma anche per le condizioni favorevolissime, in tante zone, di ventosità e irraggiamento solare. Quindi centrali eoliche e solari poste sul nostro territorio possono contribuire alla produzione di energia necessaria ai bisogni nazionali (anche se i siti idonei ad accogliere queste centrali andrebbero scelti con maggiore razionalità).
Vi è però un altro giacimento di energia, praticamente inesauribile ma soprattutto senza il limite dell’intermittenza, che hanno il solare e l’eolico, di cui come sistema Italia disponiamo in abbondanza e che come Basilicata saremmo in grado di attivare prima di qualunque altro: il calore geotermico connesso alla profondità dei pozzi di ricerca e a quelli di coltivazione di idrocarburi esauriti. Cerchiamo di capire di cosa si tratta.
Per estrarre petrolio e gas metano occorre trivellare a profondità, spesso, oltre i 4.000 metri. Non sempre queste trivellazioni sono fruttuose e, in questo caso, i pozzi si “tappano” dopo aver fatto esplodere una carica ad una certa profondità. Analogo procedimento si attua per i pozzi utili ma esauriti. La trivellazione di ogni pozzo di quella profondità richiede un investimento di diversi milioni di euro il cui costo di ammortamento è parte del prezzo che definisce il valore del barile di petrolio e quindi successivamente della benzina e del gasolio. Dunque, teoricamente, la collettività lucana disporrebbe di un valore enorme espresso dai pozzi profondissimi da cui è possibile estrarre calore, anche e non solo, per la produzione di energia elettrica necessaria ai bisogni della collettività regionale e nazionale.
Infatti il calore interno della Terra aumenta mediamente di 3°C ogni cento metri, di conseguenza se la temperatura nei primi metri sotto la superficie è 15 °C, si può prevedere che la temperatura sia 75 – 90°C a 2.000 metri di profondità, 135 -150°C a 4.000 metri.
Oggi la tecnologia ci consente di poter utilizzare queste medie e basse temperature anche per la produzione di energia elettrica. Ad esempio sono mature le tecnologie che utilizzano fluidi organici a basso punto di ebollizione per lo sfruttamento di sorgenti energetiche a bassa/media temperatura (comunemente chiamati Organic Rankine Cycles: ORC). I vantaggi dei cicli ORC sono connessi con la possibilità di scegliere fra una vastissima gamma di fluidi disponibili e potenzialmente sfruttabili in relazione alla temperatura delle sorgenti di calore e alla potenzialità dell’impianto. I vantaggi sono molto significativi per potenze relativamente modeste, 0,5 – 10 MWe.
Uno dei tanti pozzi petroliferi attivi in BasilicataIn Basilicata, si dice che vi siano circa 400 pozzi rivenienti dalle trivellazioni petrolifere. Se così fosse e mettendoci nelle condizioni di maggior ottimismo, si potrebbero produrre 4.000 MWe da fonte geotermica, il fabbisogno energetico del Sud Italia, e senza alcun impatto ambientale, nessuna discontinuità e per un periodo di tempo praticamente illimitato. Nella peggiore delle ipotesi si potrebbe produrre qualche centinaio di MWe, quanto basta ad esempio, per i bisogni della nostra Basilicata e della vicina Puglia, ad un costo per l’utenza finale, sia civile, che agricola che industriale, decisamente inferiore alle tariffe in vigore.
E’ paradossale che i pozzi si distruggano e non si utilizzino per sfruttarne le capacità geotermiche. Si tenga conto poi che a quella profondità è possibile che si intercettino anche falde acquifere la cui temperatura è certamente di poco superiore ai 100 C°. e dunque acqua calda per generare elettricità. Immaginiamo cosa accadrebbe se questa idea dovesse funzionare e fosse estesa ai tutti i pozzi petroliferi italiani e poi mondiali.
Il potere di contrattazione che la regione ha con le compagnie petrolifere le consentirebbe di poter pretendere l’attivazione di almeno una decina di progetti sperimentali su altrettanti pozzi.
Questo per poter sperimentare i metodi e le tecnologie più idonee allo sfruttamento del giacimento termico alla profondità dei pozzi petroliferi di Basilicata.
Il Business legato alla geotermia a bassa temperatura sta partendo. Esso può rappresentare per la Basilicata l’occasione di sviluppo vero. Ma come in tutti i fatti innovativi occorre fare presto per fruire del valore aggiunto dell’ essere primi. Dunque la possibilità non è soltanto quella di creare nuovi posti di lavoro ma di crearne da attività industriali che pongono le basi per solide premesse di sviluppo. Per giunta, si tratta di attività industriale ambientale perfettamente in linea con la nuova richiesta sociale di Sviluppo Sostenibile. Accogliere sul territorio imprese che producano la tecnologia necessaria alla produzione di energia elettrica da fonte geotermica a bassa e media temperatura significherebbe dare opportunità di lavoro a tanti giovani diplomati e laureati che altrimenti sarebbero costretti a lasciare la nostra terra”.
Fonte: Lucania Attiva e Democratica

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